Premesso che:
il 5 giugno 2018 il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha pubblicato un comunicato stampa intitolato "Preoccupazione della Farnesina per rischio demolizione del villaggio beduino di Khan Al Ahmar", un insediamento risalente alla fine degli anni '70 e fin dall'inizio ritenuto illegale dalle autorità israeliane;
nel testo si afferma che il villaggio Khan Al Ahmar e la nota "scuola di gomme" si trovano nella discussa area detta E1, e che la demolizione del villaggio comprometterebbe la realizzabilità di uno Stato palestinese;
il comunicato prosegue affermando che la Farnesina si oppone a quanto pianificato dalle autorità israeliane anche per ragioni umanitarie e di rispetto della legalità internazionale;
il 13 luglio il sottosegretario Manlio Di Stefano, rispondendo a un'interpellanza sullo stesso argomento (AC 2-00021), è arrivato a descrivere la "scuola di gomme" come esempio unico di architettura bioclimatica;
la questione della "scuola di gomme" è stata anche citata dal Ministro in indirizzo nell'audizione successiva al Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 presso la 3ª Commissione permanente del Senato il 10 luglio;
dalle fotografie della "scuola di gomme" è molto difficile giustificare le centinaia di migliaia di euro giunti dalla cooperazione internazionale per la sua costruzione, essendo costituita da alcune pareti fatte di pneumatici (che le leggi italiane non ritengono certamente biologici o bioclimatici) e argilla,
si chiede di sapere:
perché nelle dichiarazioni ministeriali, benché il Ministero sia informato al riguardo, si ometta costantemente di dire che le autorità israeliane hanno predisposto gratuitamente per le famiglie del villaggio Khan Al Ahmar un complesso abitativo presso Jahalin ovest, dotato di elettricità, acqua e assistenza medica, assenti nell'attuale villaggio, in cui sono loro riservate 70 case e una scuola con vere aule, spazi amministrativi e servizi igienici, ampiamente sufficienti alle necessità degli abitanti dell'attuale villaggio, tant'è vero che persino i mezzi di informazione citati dall'Anp di solito non parlano dell'operazione voluta dal Governo di Gerusalemme usando la parola demolizione, come fa invece il comunicato della Farnesina, ma parlando più correttamente di sgombero;
perché il comunicato del 5 giugno affermi falsamente che Khan Al Ahmar e la "scuola di gomme" si trovano nell'area E1, quando è facilmente rilevabile anche attraverso il web che essi ne siano lontani di oltre 2 chilometri;
chi sia il responsabile di tale falsa affermazione;
come si possa considerare quella del villaggio e della scuola, costruiti senza alcun permesso delle autorità competenti e contro le loro indicazioni, una questione di legittimità internazionale, tenuto presente che l'area sulla quale sorgono rientra nella cosiddetta zona C, la cui pianificazione territoriale, in base agli accordi di Oslo, ampiamente incoraggiati dall'Unione europea, firmati da Israele e dall'Organizzazione per la liberazione della Palestina consentendo la creazione dell'Autorità nazionale palestinese, è sotto la giurisdizione israeliana;
come possa un villaggio di 173 persone, costruito senza il permesso delle autorità competenti, cioè abusivamente, essere decisivo per la realizzazione di uno Stato palestinese;
come si possa giustificare con ragioni umanitarie l'opposizione allo spostamento verso un centro dotato di ogni servizio, distante solo 8 chilometri, di un piccolo gruppo di persone, che oggi non dispongono di tali servizi;
se il Ministro in indirizzo ritenga preferibile per i bambini di una scuola una struttura fatta di pneumatici e argilla, accanto a una grande autostrada, rispetto a un edificio con aule, spazi amministrativi e servizi igienici, in un'area adatta alle abitazioni.